KörpermeetsSostaPalmizi
SpazioKörper・8-9 giugno
Agata 8 giugno
*ore 18.00
una creazione di Giorgio Rossi (danza) e Livio Minafra (piano)
danza Giorgio Rossi con Gennaro Lauro
musiche/piano Livio Minafra
una produzione Ass. Sosta Palmizi
con il sostegno di Ass. per la diffusione della Danza New Butoh
Un progetto di incontro e improvvisazione di danze e note al pianoforte.
Il coreografo/danzatore Giorgio Rossi insieme al danzatore Gennaro Lauro e il pianista Livio Minafra condividono improvvisazioni come se fossero scrigni. Microracconti composti da gesti e note. Uno spirito che ricorda la libertà di un certo tipo di jazz avant – garde sovente incline agli incontri con la danza. Danza che, da parte sua, mira ad essere libera da ogni tipo di stile e forma.
Le improvvisazioni mirano a diventare un organismo unico che suona e si muove come un tutt’uno. Un’esperienza che intende condurre il pubblico in una dimensione immaginifica tra bagliori cristallini e delicati suoni d’acqua, note sfavillanti e danze di cerbiatto, movenze e risonanze libere e sublimi.
“L’agata si forma per deposizione ritmica di silice, normalmente entro cavità amigdalari di rocce basaltiche, o legni pietrificati (agatizzati)”
Mondo 9 giugno
*ore 18.00
idea e performance Gennaro Lauro
luci Gaetano Corriere
produzione Lauro/Cie Meta
coproduzione Sosta Palmizi
partners KommTanz/Abbondanza Bertoni 2019, FabbricAltra – Schio
accolto e sostenuto da Ménagerie de Verre – Paris (dir. MT Allier), L’Échangeur CDCN Hauts-de-France,
CND – Pantin, Tanz Comany Gervasi (Wien), CENTQUATRE-Paris, RAMDAM un centre d’art (Francia).
Progetto residente presso FabricAltra, Schio e nell’ambito del programma di residenze KommTanz 2019 –
Abbondanza/Bertoni, Rovereto.
Progetto selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore – Anticorpi XL 2020
Progetto selezionato tra i ’40 Winks’ di Aerowaves 2021
“Mondo” significa terra, ma anche il gioco della ‘campana’ ed è l’opposto di immondo. Scelto d’istinto, questo titolo abbraccia il groviglio di aspetti che tocca il mio attuale lavoro. Questa ricerca muove – in un secondo inizio – dall’osservazione di ciò che definirei la supremazia del risultato. La nostra smania di compimento, di un culmine delle nostre biografie, il nostro desiderio di una narrazione accurata che possa valere per sempre, che possa dirci chi siamo una volta per tutte.
Non importa quante volte ci sia già successo di sperarci, noi continuiamo comunque a credere che in qualche luogo e modo potremo essere qualcosa per sempre. Inseguiamo noi stessi nelle nostre foto, nei nostri curriculum, nei nostri profili, in qualunque cosa possa offrirci una versione compiuta di noi stessi. Collezioniamo immagini, istanti, punti d’arrivo, risultati, sperando che una cronaca dettagliata dei nostri svariati sé possa fornirci maggiore verità. Il nostro desiderio inconfessato di essere cose.
Poi c’è il respiro. Quell’atto continuo e implacabile che ci accompagna per tutta la vita. La trama infinita dietro tutti i nostri istanti e
frammenti, senza altro fine se non il semplice e mero fatto di tenerci in vita. La vita è una traccia irriproducibile e simultanea ai nostri passi e respiri. La nostra sola possibilità di essere è continuare a essere, continuare a respirare e camminare, senza mai “cessare di scolpire la nostra statua interiore”. Il nostro miglior capolavoro, per sempre incompiuto. ‘Mondo’ significa questo per me. La resistenza di un bambino che gioca a campana in un cortile. La purezza mai definitiva che emerge dall’atto
continuo di scolpirsi. La “totalità dei fatti e non delle cose”.
Dodi 9 giugno
*ore 18.00
di Sofia Nappi
danzatori Adriano Popolo Rubbio e Paolo Piancastelli
costumi Sofia Nappi
disegno luci Alessandro Caso
produzione Sosta Palmizi con KOMOCO/ Sofia Nappi
premi Vincitore del Partner Award Introdans alla Rotterdam International Duet Choreography Competition 2021; Primo premio e premio della critica all’ International Choreography Competition Hannover 2021; Premio di Produzione dalla Fondazione Tanja Liedtke e dal Direttore Artistico Marco Goecke dello Staatstheater Hannover
Durata 10 minuti
“Dodi”, dall’ebraico “dono; mio amato”, parte dall’esplorazione dello stato di tormento e insoddisfazione che maggiormente plasma l’esistenza umana. Il desiderio costante di quel qualcosa in più nelle nostre vite può spesso produrre un senso di solitudine e quindi paura. Con il loro incontro e il rispecchiarsi l’uno nell’altro, due entità attraversano un viaggio di auto- esplorazione e accettazione, condividendo onestà di espressione, che richiede una profonda trasformazione e annullamento di stereotipi culturali. Il duetto esprime intimità, fiducia, sensualità, rapporto umano, delicatezza, leggerezza e passione. Dodi offre un senso di profondità della nostra esistenza nel riscoprire la sottile poesia nel rapporto con l’altro, per ritrovare un ascolto profondo del momento presente e nuove possibilità in questa realtà: questo innato senso di tormento appare ora come uno dei doni più preziosi che tutti condividiamo e la consapevolezza di esso ci aiuta ad andare più in profondità, trovare accettazione di noi stessi e infine libertà.