ph. Luca del Pia
Partendo da una riflessione sulla vanitas come genere pittorico, Giovanfrancesco Giannini, Roberta Racis e Fabio Novembrini declinano nel contemporaneo l’iconografia della vanità in relazione al macro tema della crisi del nostro tempo.
In un Eden immaginario, figure archetipe si perdono nell’immagine di sé stesse e, attraversando atmosfere cupe e devianti, scandiscono l’inesorabilità di un tempo funesto, morente. La violenza, la morte e il carattere effimero della vita e della giovinezza si dispongono in composizioni icastiche che emergono dal buio dello sfondo. Le immagini filmate dal vivo si costellano di fiori e frutti recisi, candele e clessidre che alludono alla finitudine umana, a una realtà e a una storia che periscono. Il ritmo con cui le nature morte vengono composte per essere esposte, zoomate, messe in primo piano e poi disfatte scandisce una catabasi in cui il corpo diventa una cosa in mezzo ad altre cose. Inquietudine, crisi di pensiero, vuoto di senso: la vanità come legge del mondo. Ma nel monito della morte ( memento mori) c’è un inno alla vita che parla di un binomio indissolubile : non ci può essere vita o possibilità di futuro senza la morte del mondo cosi come lo abbiamo conosciuto fino ad ora.
I testi all’interno dello spettacolo sono tratti dalla raccolta di liriche inedite (1682-1729) di Benedetto Pamphilj.
Sottotitoli in lingua inglese. Nello spettacolo sono presenti scene di nudo integrale.
Un progetto di Giovanfrancesco Giannini, Fabio Novembrini, Roberta Racis
direzione tecnica e light design Valeria Foti
progetto sonoro Samuele Cestola
produzione Körper – Centro Nazionale di Produzione della Danza
in coproduzione con Santarcangelo Festival e Théâtre L’Aire Libre, St Jacques de Lande, Le Joli Collectif (FR)
con il sostegno di Primavera dei Teatri Castrovillari, Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni, Fattoria Vittadini, Istituto Italiano di Cultura di Parigi